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A nome del "Collectif des citoyens européens du Narbonnais", sul diritto di ogni cittadino che vive vicino al sito di Orano Malvési di vivere in un ambiente sano 

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La firmataria fa riferimento alla Linguadoca, in Occitania, regione viticola, autentica e molto apprezzata da una comunità di europei in rapida crescita, situata nei pressi di Narbonne. A meno di 2 km dalle aree residenziali di Narbonne, la società Orano Malvési-Narbonne, di proprietà dello Stato francese e di investitori internazionali, purifica il 25 % di tutto l'uranio del mondo e il 100 % dell’uranio in Francia.

È classificata come sito Seveso ad alta soglia. Dal 1959 sono state trattate 500 000 tonnellate di uranio, che hanno fornito materia prima a 58 reattori nucleari in Francia, ad altri partner in Europa e a clienti stranieri.

Le scorte di scorie contaminate (400 000 m³) sono classificate come "impianto nucleare di base" (Basic Nuclear Facility, BNF).

Il sito scarica nell’ambiente inquinanti chimici e dannosi per il clima, anche nel Canal de la Robine (sito patrimonio mondiale dell'UNESCO), che sfocia nella laguna a Etang de Bages-Sigean, zona protetta della rete Natura 2000. Nel 2004, quando lo scoppio di una diga provocò la fuoriuscita di 30 000 m³ di fanghi radioattivi, iniziarono le proteste pubbliche, a causa dell'impatto ambientale (aria, acque, suolo e vegetazione ripariale) e dei pericoli.

L'uranio e i prodotti derivati sono stati rinvenuti nei vegetali e nelle colture agricole (frutta, cereali), nelle vicinanze del sito. La firmataria fa anche riferimento a un tasso di mortalità più elevato per cancro ai polmoni e al fatto che non è stato effettuato alcuno studio epidemiologico.

Sono stati autorizzati nuovi impianti, causa di emissioni ulteriori: più di 40 000 m³ di gas tossici all'ora si aggiungeranno all’attuale livello di emissioni. La firmataria contesta la legittimità dell'indagine pubblica svolta prima della concessione di tale autorizzazione.

Inoltre, nel 2018 è stata autorizzata una nuova fabbrica di biossido di uranio, questa volta senza una consultazione pubblica o uno studio d'impatto e senza informare la popolazione locale delle conseguenze sanitarie, ecologiche ed economiche. Il "Collectif des citoyens européens du Narbonnais" ha deciso di far valere il proprio diritto di vivere in un ambiente sano, al fine di prevenire catastrofi ambientali o in termini di sanità pubblica, in futuro.

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