A nome della fondazione Montescola, sull'inquinamento proveniente dalla miniera di stagno e tungsteno di Santa Comba (Galizia) 

Il firmatario sostiene che nella miniera di Santa Comba, le cui attività sono state autorizzate originariamente da concessioni rilasciate fra il 1942 e il 1947, l'estrazione di minerali di solfuro comportava anche l'asportazione di quantità significative di arsenopirite, pirite e calcopirite, provocando la fuoriuscita di acidi che hanno inquinato le falde acquifere e i fiumi vicini. La miniera è stata chiusa nel 1986. Il firmatario afferma che, sebbene le concessioni avrebbero dovuto essere scadute e revocate, nel 2008 sono state acquistate da una nuova impresa che avrebbe presentato un nuovo progetto per ripristinare e riaprire la miniera. Nonostante fossero state pubblicate relazioni che affermavano la necessità una valutazione di impatto ambientale sulla miniera (VIA), le autorità hanno approvato i progetti, in palese violazione delle direttive dell'UE relative alla VIA (valutazione di impatto ambientale) e alla partecipazione pubblica. Il firmatario aggiunge che recentemente le concessioni minerarie sono state acquistate da un'impresa australiana, la Rafaella Resources Limited, che intende estrarre stagno e tungsteno e aprire nuove miniere a cielo aperto senza le necessarie autorizzazioni ambientali. Al contempo, un'impresa svedese distinta, la Eurobattery Minerals AB, intende aprire una grande miniera a cielo aperto di nichel, rame e cobalto in zone che ospitano habitat naturali protetti dalla legislazione dell'UE. Il firmatario riferisce che il governo galiziano ha sistematicamente impedito l'accesso alle informazioni ambientali relative alla miniera di Santa Comba, in violazione della convenzione di Aarhus e delle direttive a essa correlate, e aggiunge che ciò ha portato a una comunicazione del comitato per la conformità della convenzione di Aarhus delle Nazioni Unite, che è attualmente oggetto di valutazione con procedura n. ACCC/C/2017/153.