L’emendamento, presentato in sede parlamentare, prevedeva::
1)L’estensione della gratuità degli screening mammografici alle donne tra i 45 e i 49 anni e tra i 70 e i 74, attualmente escluse dal programma nazionale di prevenzione.
2) L’incremento delle risorse per i programmi di prevenzione oncologica, con un finanziamento di 6 milioni di euro all’anno.
3) L’armonizzazione dei programmi di screening tra le Regioni, per garantire equità di accesso su tutto il territorio nazionale.
La bocciatura di questo emendamento rappresenta un passo indietro per la tutela della salute delle donne e un'occasione persa per il contenimento della spesa sanitaria pubblica.

È fondamentale ampliare lo screening, non solo per diritto della salute e le donne ma anche per una strategia efficace per ridurre i costi sanitari. L' approvazione di questo emendamento avrebbe garantito esami diagnostici gratuiti e accessibili a una fascia più ampia della popolazione,con l'obiettivo di ridurre l'incidenza di tumori in fase avanzata e abbattere le spese oncologiche a carico del servizio sanitario nazionale.
Un tumore al seno diagnosticato in fase avanzata richiede il trattamenti costosi e invasivi,tra cui la chemioterapia,radioterapia e interventi chirurgici, il costo medio del paziente in stato avanzato può arrivare sino a €50.000 all'anno.

Dati alla mano:
1) in Italia si registrano circa 55.900 nuovi casi di tumore al seno ogni anno

2) Si stima che almeno il 40% dei casi,venga diagnosticato in fase avanzata (circa 22.360 pazienti)

3) Il costo complessivo per il trattamento di questi pazienti supera 1,12 miliardi di euro all’anno.

INVESTIRE NELLA PREVENZIONE: UN RISPARMIO PER TUTTI

Se, grazie all’ampliamento dello screening, si riuscisse a individuare il tumore in fase iniziale nel 30% dei casi avanzati previsti (6.700 pazienti) il costo delle cure oncologiche avanzate si ridurrebbe, generando un risparmio stimato di 335 milioni di euro all’anno.

Inoltre, trattare un tumore al seno individuato precocemente,ha un costo medio di 10.000 euro per paziente.Quindi per questi 6.700 pazienti il costo totale sarebbe solo di 67 milioni di euro rispetto ad altri 335 milioni necessari per trattarli in fase avanzata.

CONCLUSIONE
Con un finanziamento di soli 6 milioni di euro annui, lo Stato potrebbe ampliare l’accesso agli screening e ottenere un risparmio sanitario molto più elevato, oltre a migliorare la qualità di vita delle pazienti.

CHIEDIAMO AL GOVERNO E AL PARLAMETO DI APPROVARE L’EMENDAMENTO

Riteniamo ingiustificato il rigetto dell’emendamento per presunte ragioni economiche, dato che i dati dimostrano che investire nella prevenzione non è una spesa, ma un risparmio per lo Stato e un beneficio per la salute pubblica.

FIRMA QUESTA PETIZIONE, per chiedere al Governo e al Parlamento di riconsiderare la decisione e rendere la prevenzione del tumore al seno una priorità assoluta nella politica sanitaria italiana

OGNI FIRMA È UNA VOCE IN DIFESA DELLA SALUTE DELLE DONNE E DELLA SOSTENIBILITÀ DEL NOSTRO SISTEMA SANITARIO!